Beneficenza o rete di solidarietà popolare?
A Ciampino c’è stata e continua ad esserci una sorte di competizione fra vari soggetti, a chi riusciva ad essere più “capace” ad intercettare la generosità dei ciampinesi per poi riversarla sui meno fortunati per permettere loro di superare queste settimane di estrema difficoltà.
Positivo l’intervento del Comune tramite l’assessorato di competenza che ha cercato con ottimi risultati di regolare e rendere più obiettiva e sicura possibile questa specie di gara di solidarietà.
Ancora positiva la ricerca, da parte del Comune, di liceità da parte di quei soggetti che volevano fare la raccolta e la distribuzione, raccomandando e imponendo la massima serietà e sicurezza per loro stessi e i fruitori dell’iniziativa.
Ho visto usare la parola beneficenza quasi come fosse un’offesa, in contraddizione a “rete di solidarietà” come se fosse un termine “alto”.
Giustizia sociale? Magari a Ciampino fossimo in grado di fare una vera e completa giustizia sociale.
È dall’interno di ognuno che si realizza la “giustizia sociale” non dall’esterno, da chi la vuole imporre o l’invoca spesso a sproposito. La beneficenza (benefacere) è l’espressione esterna di quella ricerca di “giustizia sociale” che è in ogni individuo giusto, che ci crede veramente; non certo la carità dei ricchi anche perché sono i meno abbienti, come a Ciampino, di norma i più generosi. “Rete di solidarietà sociale” significa proprio questo: beneficienza, perché chi ci crede veramente, pensa ed agisce per fare del bene (benefacere) senza distinzione fra ricco o povero.
Secondo me, questo è avvenuto a Ciampino; dall’interno di molte persone, in un momento di grosse difficoltà per tutti è nata l’esigenza di aiutare quelli che si ritenevano più in difficoltà, di fare del bene, di fare beneficenza. Tutti, sia chi ha pensato e lanciato l’idea, sia tutti quelli che hanno contribuito e partecipato l’hanno fatto per aiutare, per altruismo, ma, in un certo senso, anche per egoismo. Molti si sono sentiti più soddisfatti, sereni e questa è stata la loro immensa ricompensa.
Non roviniamo questo bel gesto con considerazioni di opportunismo di ogni tipo; al contrario, pensiamo al risultato che si è ottenuto, che si sta ottenendo, e che deve continuare ad essere; continuiamo a far sì che la nostra beneficienza avvicini un po’ tutti ad una sorta di “giustizia sociale” senza necessità di considerazioni estremiste o addirittura rivoluzionarie.
Nel nostro piccolo, almeno a Ciampino, possiamo in parte e per alcuni realizzarla.
Giancarlo Scagnetti