Un risveglio pasquale per i nostri cuori e l’umanità intera
per i nostri cuori e l’umanità interaUn risveglio pasquale
per i nostri cuori e l’umanità intera
In un celebre dipinto, di Eugène Burnand (1850-1921), custodito in un museo parigino ed esposto straordinariamente per il Giubileo fino al 2 giugno 2025 nella Chiesa di San Marcello al Corso a Roma, sono ritratti due uomini che corrono affannati verso una meta che cambierà per sempre la loro vita. I loro volti sono illuminati dalla prima luce dell’alba verso la quale sembrano diretti con grande fretta: il più giovane con le mani giunte al petto, forse per farsi coraggio da solo, e con uno sguardo intenso, rafforzato dalle sopracciglia contratte; l’altro, il più anziano, con gli occhi sbarrati e un gesto delle mani che sembra quasi chiedere perdono. Le loro vesti svolazzano nel vento dell’aurora che annuncia una rinascita e una speranza. Sono Giovanni e Pietro, nella prima mattina di Pasqua, mentre corrono verso il sepolcro vuoto.
Centro di pastorale universitaria nella giovane diocesi-sorella di Makeni in Sierra Leone. Un
segno tangibile di fraternità e solidarietà verso gli studenti della prima Università Cattolica
di questo paese, uno dei più poveri della terra, ma così ricco di giovani che sperano in un
futuro migliore. L’Università di Makeni, fondata nel 2009 per la felice intuizione del vescovo
missionario Mons. Giorgio Biguzzi, accoglie oggi circa 7.000 studenti sia musulmani che
cristiani. Un luogo di grande importanza educativa per l’intero paese, ma anche una
preziosa testimonianza della giovane diocesi di Makeni che, negli anni Settanta del secolo
scorso, contava appena 6.000 cattolici, diventati oggi già oltre 100.000, anche se
rappresentano solo il 4% della popolazione. L’ambizione per l’Università di Makeni è alta:
formare una nuova classe dirigente per il paese, contribuire ad uno sviluppo ispirato ai
principi della Dottrina sociale della Chiesa, coltivare buone relazioni tra musulmani e
cristiani. Come i discepoli che corrono verso l’alba di un giorno nuovo, anche i giovani
dell’Università di Makeni corrono verso un futuro di dignità e di sviluppo. Il nostro
contributo vuole essere allora una piccola luce pasquale che illumina il loro cammino, un
segno concreto di quella risurrezione che passa attraverso l’educazione, la formazione, la
promozione umana integrale.
«Cristo è risorto, è veramente risorto!» non è solo un annuncio da proclamare, ma una
realtà da vivere e da testimoniare nella concretezza. Lasciamoci contagiare dalla fretta
buona dei discepoli che corrono verso il Cristo risorto. Facciamoci risvegliare anche noi dal
desiderio di incontrare Gesù, il vivente. Insieme ai nostri fratelli ortodossi, che quest’anno
celebrano la Pasqua nella stessa data dei cattolici e dei protestanti, lasciamo che la luce
pasquale rischiari le tenebre dei nostri cuori e dell’umanità per un risveglio di speranza e di
vita. Buona Pasqua!
Pasqua, 2025
X Vincenzo Viva
Vescovo di Albano
Il quadro esprime bene tutta quella emozione, quello stupore e quel potente risveglio che viene descritto nel racconto pasquale: «Pietro e l’altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario, che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette» (Gv 20, 3-8). Ecco cosa celebriamo nella Pasqua del Signore: Cristo è risorto, è risorto veramente! Gesù, il vivente, non è nella tomba vuota. Egli vive e ti risveglia da ogni scoraggiamento, da ogni stanchezza, dal tuo peccato. Egli risveglia la storia dell’umanità e di questo mondo, troppo appesantito dall’indifferenza che anestetizza le coscienze, dalla cultura dell’apparenza e del consumo che rende superficiali i rapporti umani, dal linguaggio violento che ferisce e divide.
Come i discepoli, anche noi, dovremmo sentire stupore e fretta per andare incontro a quella luce che viene dal sepolcro vuoto. Magari anche noi abbiamo bisogno di farci coraggio, di portare la mano al nostro cuore per chiedere perdono, di risvegliarci da tanti brutti sogni che facciamo ad occhi aperti. Non importa se, come i discepoli del quadro di Burnand, arriviamo con i capelli scompigliati, con il rimorso di qualche colpa commessa, con i nostri ritardi, incredulità e debolezze. Ciò che conta è lasciarsi abbracciare dal Cristo risorto che perdona, risana e risveglia.