ANDREOTTI, CRAXI E MORO VISTI DALLA CIA – PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DEL LIBRO SABATO 10 SETTEMBRE ALLE ORE 17.30 PRESSO LA SALA CONSILIARE DI PALAZZO COLONNA DI MARINO
A 30 ANNI DI DISTANZA UNA STRAORDINARIA TESTIMONIANZA DI UN GIORNALISTA E SCRITTORE RAFFAELE ROMANO PORTA I DOCUMENTI DI UNA VICENDA ORMAI ENTRATA NEL SENTIMENTO POPOLARE MA CHE ORA HA ANCHE IL SUPPORTO DI PROVE UFFICIALI.
Il libro narra la storia segreta dell’Italia dal 1941 al 1994 con documenti cui è stato tolto il top secret,
testimonianze di spie ed ambasciatori che hanno permesso agli USA di interferire negli affari interni italiani.
SINOSSI:
Il tentativo del libro è quello di tracciare e raccontare il “filo rosso” dell’ingerenza
americana, in primis, e britannica, poi, in Italia dal 1941 al 1994. Il titolo a cui ho
pensato è “Andreotti, Craxi e Moro visti dalla CIA” in quanto, come disse un giorno
l’on.le Paolo Cirino Pomicino: “La tesi era: I socialisti corrotti e I democristiani
mafiosi” da cui i fenomeni meglio noti come tangentopoli e mafiopoli entrambi
esplosi con virulenza nel 1992.
Si scopre che già fra gli anni sessanta e settanta da documenti ufficiali desecretati,
c’erano stretti rapporti fra molti alti dirigenti del Pci e l’ambasciata americana a
Roma quando, visto il periodo storico, si riteneva fosse la DC l’unico partito
depositario di una speciale relazione con gli USA. Invece c’erano sistematici e
numerosi incontri con Luciano Barca, Giorgio Amendola, Sergio Segre, Alfredo
Reichlin, Giuseppe Boffa, Giorgio Napolitano solo per citarne alcuni e da un articolo
di Marroni si apprende della cena con lo spione della CIA a cui partecipa l’inflessibile
Giancarlo Pajetta.
Fu in seguito l’ex ambasciatore USA R.N. Gardner in un suo libro del 2004che rivelò
le dimensioni del rapporto USA-Pci e che esso includeva ben 9 dei 32 membri della
Direzione del Pci e 25 dei 169 membri del Comitato centrale oltre ai molti rapporti
dei vari consoli sparpagliati per la penisola con dirigenti locali.
Fra i tanti documenti desecretati c’è il deflagrante testo di un telex di Allen Holmes
vice di Gardner e anche Deputy Chief of Mission a Villa Taverna in cui definisce
l’Italia una nazione a sovranità limitata dovuto all’interventismo americano che
spesso adottava il Dipartimento di Stato: “in base a quale diritto presumiamo di
avere tale ruolo e pensiamo di sapere cosa è meglio per l’Italia rispetto agli italiani
stessi?” concludendo che un’ingerenza di tale portata “sarebbe impensabile in
un’altra nazione dell’Europa Occidentale”.
Tutto ciò legato all’altra ingerenza quella britannica che, come documentato da
Fasanella e Cereghino, aveva “l’obiettivo strategico di sabotare con un’azione di
forza il compromesso storico tra Dc e Pci” mentre a loro insaputa gli statunitensi
stavano tessendo la loro rete coi comunisti. Senza contare, poi, la rilevanza della
documentazione di Henry Gonzalez, presidente della Commissione sulle banche
della Camera dei rappresentanti a Washington, e Guido Gerosa vicepresidente
della Commissione d’inchiesta sulla Bnl in Italia, laddove emergono gli stretti
rapporti fra CIA e narcos sudamericani e lo stesso Saddam Hussein al quale era
stato posto l’embargo ma, allo stesso tempo, lo si alimentava tramite la filiale di
Atlanta della Banca nazionale del Lavoro.
Ho collocato, nella loro illuminante dimensione, le due belle ed importantissime
interviste all’ex ambasciatore Reginald Bartholomew e quella a Peter Semler ex
console a Milano fatte da Maurizio Molinari nel 2012 quando era corrispondente
della Stampa di Torino e dal quale ho ottenuto un’intervista che non ho utilizzato in
quanto il mio direttore a New York, Stefano Vaccara, me ne ha fornita lui un’altra
fatta per gli stessi motivi a Molinari in quegli anni. Da esse emergono alcune
sconcertanti novità in cui Bartholomew ammette che c’era un legame fra l’ex
console di Milano e la procura di Milano che, quando lui arrivò a Roma nel ’93,
spezzò definitivamente ma i giochi ormai erano fatti. Inoltre candidamente ammise
che, approfittando della presenza a Roma di Antonin Scalia della suprema Corte
USA, decise di convocare a Villa Taverna sette importanti e mai nominati giudici
italiani per spiegare loro le gravi violazioni dei diritti della difesa nelle indagini di
tangentopoli. L’intervista con Semler, console USA a Milano, fu ancora più esplosiva
allorchè, con nonchalance, questi ammise di aver saputo da Di Pietro cinque mesi
prima dell’inizio di mani pulite, siamo nell’autunno del ’91, che avrebbe arrestato
l’allora sconosciuto presidente del Pio Albergo Trivulzio Mario Chiesa e, che da lui,
sarebbe arrivato a Craxi e alla DC.
Fino a giungere all’intervista di Paolo Mastrolilli, succeduto negli USA a Molinari, a
Daniel Serwer, incaricato d’affari e quindi capo della rappresentanza diplomatica
americana a Roma, che come autore di un rapporto su tangentopoli afferma che un
protagonista di tangentopoli «potrebbe essere un pupazzo manovrato dagli Usa» e
all’ovvia replica dell’intervistatore su chi fosse il pupazzo la risposta è imbarazzante:
“Non ricordo con esattezza, ma, come sapete, chiunque potrebbe essere accusato
di esserlo in Italia, specialmente durante quel periodo!”.
C’è, inoltre, nello stesso arco temporale italiano la tangentopoli tedesca, francese e
spagnola col coinvolgimento diretto di Helmut Kohl, Francois Mitterand e Felipe
Gonzales che, come si vedrà, si chiuse in modo completamente opposto a quella
Italiana ovvero nessun processo mediatico e né tantomeno giudiziario.
Il filo rosso dell’inchiesta tocca l’agente Richard Fallis Stolz specialista in regime
change; Giuseppe De Tomaso, all’epoca direttore della Gazzetta del mezzogiorno;
George Herbert Walker Bush 41° Presidente; Francesco Cossiga; Paolo Guzzanti: A
Cardboard Castle? – An inside story of the Warsaw Pact 1955-1991; Stanton H.
Burnett; Carlo De Benedetti; Salvatore Ligresti; Enrico Cuccia; Paolo Cirino
Pomicino; Franco Viezzoli; Forum The European House – Ambrosetti; Vincenzo
Scotti; Peter Secchia; Piero Sansonetti; Gerardo Chiaromonte; Kgb; Giovanni
Falcone; Paolo Borsellino; Anatoly Adamishin; Giancarlo Lehner; Valentin
Stepankov ecc.